5 siti archeologici di grande rilievo dislocati sul territorio cittadino. Un tour avvincente alla scoperta delle origini e delle tradizioni di Madaba.

Parco Archeologico Occidentale

Interventi nell’ambito del progetto
In quest’area il progetto prevede il restauro completo dei mosaici e delle strutture relative a Palazzo Bruciato. Per quanto riguarda le superfici musive, dopo un’adeguata pulizia, verrà eseguito un intervento di consolidamento statico.

Il sito
Il Palazzo Bruciato è un pregevole esempio di architettura civile di età bizantina databile alla metà del VI sec. Si componeva di un cortile lastricato sul quale si aprivano gli ambienti della casa Fu distrutto da un incendio nei primi decenni del VII secolo. Una sala mosaicata occupava il centro dell’ala orientale. L’ingresso della sala era introdotto da un paio di sandali entro una corona. Motivi vegetali alternati a pesci, volatili e animali, erano inseriti negli scomparti del reticolo della fascia. Il tappeto centrale, spartito da 6 registri con 4 volute d’acanto, era decorato con scene di pastorizia e di caccia, con l’aggiunta di un busto di donna, forse la personificazione della Terra. Della porta in legno a doppio battente restavano, con i cardini e altri accessori, i due battenti in bronzo con protome leonina. Del mobilio della casa faceva parte un tripode in bronzo snodabile del tipo a testa di pantera. Un ambiente mosaicato con due riquadri a motivi geometrici separati al centro da un leone affrontato a un bue si apriva sul lato occidentale.

A ridosso del cardo, in prossimità del Palazzo Bruciato, venne costruita la basilica conosciuta con il nome di al-Khadir. Edificio di notevoli dimensioni a tre navate. Nel mosaico della navata centrale, malgrado le mutilazioni iconoclastiche, è conservato un ricco repertorio di caccia grossa, sul tipo delle venationes africane.

Parco Archeologico Orientale

Interventi nell’ambito del progetto
Le attività di valorizzazione delle antiche strutture previste dal progetto in quest’area riguarderanno solo la Chiesa di S. Elia. In particolare, il celebre mosaico della chiesa, da tempo spostato sul monte Nebo, verrà riportato alla sua posizione originaria. Verranno poi svolte altre attività di pulizia e consolidamento della chiesa, come lo svuotamento e la messa in sicurezza della grande cisterna al centro della navata principale.

Il sito
Le iscrizioni ricordano che nel 595-96, al tempo del vescovo Sergio, fu costruita e mosaicata, a un livello più basso della strada la cripta di S. Eliano, situata a ridosso del cardo della città. Nella porzione soprastante si trova la chiesa del Profeta Elia, terminata nel 608. Strutturalmente la cripta, alla quale si scendeva tramite due scale ai lati del presbiterio della chiesa superiore, era servita per portare il declivio del terreno allo stesso livello del pavimento della chiesa. Il muro Ν venne a poggiare sul limite interno del porticato della strada romana, di cui furono utilizzate le basi delle colonne accostate come primo ricorso.

Sul lato opposto della strada venne edificata con tecniche simili la chiesa della Vergine. Seppellendo la Sala di Ippolito e raddoppiando l’esedra del tempio romano, fu necessario rialzare a E il livello con due cunicoli a volta per ottenere l’area del presbiterio chiuso in un’abside poligonale. Anche qui la parete meridionale venne a impostarsi sul limite interno del portico inglobandone anche due colonne con le basi lasciate in loco. Il riesame del mosaico della rotonda della chiesa ha portato a concludere che il motivo geometrico e le due iscrizioni che ne fanno parte sono il rifacimento di un primo mosaico contemporaneo alla costruzione della chiesa, di epoca precedente. In alcuni punti il mosaico fu semplicemente giustapposto al secondo. Del primo pavimento fa parte una breve invocazione alla Vergine in favore di Mena, verosimilmente lo stesso benefattore della chiesa del profeta Elia. Il restauro fu portato a termine al tempo del vescovo Teofane, probabilmente nel febbraio del 766-67.

La Sala di Ippolito fu aggiunta in epoca giustinianea sul lato occidentale del tempio d’epoca romana, con ingresso sulla parete N. Una larga fascia d’acanto, animata con scene di caccia e di pastorizia e con i busti delle Stagioni-Tychai negli angoli, inquadra il campo centrale dell’aula suddiviso in tre pannelli rettangolari. Il pannello O era decorato con motivi nilotici e vegetali inseriti nel reticolo di linee di fiori. Nel pannello centrale era rappresentato il mito di Fedra e Ippolito. I personaggi sono indicati dalle rispettive iscrizioni. Le ancelle assistono Fedra, mentre la nutrice si rivolge a Ippolito accompagnato dai ministranti e da un servo che gli tiene la cavalcatura per le briglie. Nel pannello orientale, Afrodite seduta in trono accanto ad Adone minaccia con il sandalo un amorino che le viene teso da una Grazia. Le altre due Grazie sono raffigurate nell’atto di rincorrere un amorino, mentre altri due eroti sono intenti uno a reggere il piede nudo della dea, l’altro a vuotare un paniere di fiori. Seguono, verso la porta della sala, le personificazioni di tre città sedute in trono con cornucopia e la croce astile nella mano destra: Roma, Gregoria, Madaba.

La cattedrale

Interventi nell’ambito del progetto
L’area rappresenta potenzialmente uno dei contesti archeologici più importanti della città di Madaba. In questo sito il progetto prevede sia la pulitura e il restauro di mosaici e strutture già intercettati in passato, sia la realizzazione di nuove indagini archeologiche capaci di indagare l’evoluzione della città di Madaba nel corso dei secoli. L’area della Cattedrale infatti si presenta come un contesto privilegiato, utile per comprendere la storia dell’insediamento in una prospettiva diacronica, dall’età del ferro al periodo islamico.

Il sito
Con il nome Cattedrale è conosciuto il complesso ecclesiastico che occupa una terrazza delle pendici meridionali dell’acropoli. Il complesso era composto dalla basilica, a E, che mostra almeno due fasi d’intervento nell’area del presbiterio, e dall’atrio preceduto da un nartece a O. Due cappelle speculari occupavano i lati S e Ν dell’atrio, diviso da un cortile mosaicato che copriva una cisterna sottostante. Al tempo del vescovo Ciro, inizî del VI sec., fu mosaicato, a Ν dell’atrio, il battistero, un decorato con un’iscrizione e con animali affrontati tra tralci di vite. Nel 562, al tempo del vescovo Giovanni, fu terminata la prima parte di ristrutturazione monumentale dell’atrio, con la costruzione della cappella del martire S. Teodoro sul lato S. La cappella, orientata verso O, con presbiterio quadrangolare rialzato, è decorata con un pannello esteso a tutta l’aula, chiuso in una fascia di acanti animata con scene di caccia e di pastorizia. Il fonte cruciforme si apriva al centro di un sỳnthronon nell’area absidale della cappella. Due agnelli legati a un alberello ne decoravano i bracci laterali. Un’iscrizione a Ν della basilica ricorda che in quel settore i lavori furono ultimati al tempo del vescovo Leonzio nel 603.

La chiesa dei Ss. Apostoli

Interventi nell’ambito del progetto
In questo edificio il progetto prevede un accurato studio dello stato di conservazione degli ampi pavimenti musivi con alcuni brevi interventi di consolidamento e restauro. Inoltre, sarà prevista una riqualificazione del giardino annesso alla chiesa, ora in stato di degrado, per aumentare l’attrattività turistica del sito, unitamente ad una revisione completa dei pannelli esplicativi che prevedono l’inserimento dell’area in una nuovo itinerario turistico appositamente sviluppato.

Il sito
L’edificio religioso sorge a S del tell fuori dell’abitato. Probabilmente faceva parte di un complesso monastico. L’area del presbiterio è andata completamente distrutta. Si è conservato il corpo della chiesa che si presenta di forma basilicale, leggermente rastremato verso E con due cappelle sulla parete N. La composizione musiva della navata centrale ruota intorno al medaglione con la personificazione del Mare che si sovrappone al reticolo ottenuto con la ripetizione metodica di coppie di volatili dalla lunga coda affrontati. Dalle iscrizioni che accompagnano il mosaico sappiamo che inizialmente nell’area sorgeva una piccola cappella mosaicata al tempo del vescovo Giovanni. Nel 578-79, all’epoca del vescovo Sergio, fu costruita la chiesa dei Ss. Apostoli con l’aggiunta della seconda cappella.

La casa di Mis’ad Atwail

Interventi nell’ambito del progetto
Le operazioni oggetto del progetto si concentreranno esclusivamente sulla tradizionale casa di epoca ottomana, che si trova all’ingresso del Museo. In particolare, la scena bacchica rappresentata sul pavimento musivo all’interno della struttura verrà accuratamente ripulita e successivamente consolidata. Sarà inoltre effettuato uno studio completo dell’iconografia del mosaico e delle sue antiche tecniche, al fine di aggiornare i pannelli con un accurato aspetto scientifico.

Il sito
Nel 1962 il Dipartimento delle Antichità Giordane decise di aprire un Museo Archeologico a Madaba. Furono così espropriate diverse abitazioni ottomane che avevano inglobato al loro interno dei tappeti musivi, al fine di costituire il primo nucleo del nuovo museo. Meritevole di particolare attenzione è certamente una sala quadrangolare della casa di Mis’ad Atwail, che aveva recuperato come piano pavimentale un mosaico decorato con una processione bacchica. Della scena restano visibili solo due figure: una baccante vestita in modo succinto impegnata in una danza rituale e un satiro nudo. Pannelli geometrici alternati a scene figurative dovevano completare la decorazione, inquadrando il motivo centrale. In uno dei riquadri sono raffigurati due agnelli e due pavoni affrontati ai lati di un cantaro con piedistallo dal quale escono tralci di vite con foglie. La pavimentazione musiva, visitabile all’ingresso del Museo, verrà pulita e consolidata nell’ambito delle attività previste dal progetto.